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«La libertà resta un libro stupendo, anche per impeto espressivo e per passione razionale. È la testimonianza d’una ricerca su vie divergenti da quelle che percorre quasi tutta la filosofia attuale».

(Guido Piovene)

«Piero Martinetti appartiene ai pochi, ma grandi “solitari” del pensiero italiano della prima metà del Novecento, capaci di opporsi drasticamente alla “doppia egemonia” crociana e gentiliana ».

(Massimo Cacciari)

Piero Martinetti

La libertà

Introduzione di Sergio Givone

La riscoperta di un’opera capitale del pensiero filosofico del Novecento.

«Che cos’è la libertà?» si chiedeva Hannah Arendt, e proseguiva: «Si direbbe che porre questa domanda costituisca un’impresa disperata». Concetto tra i più spinosi e intricati, la libertà umana è infatti un unicum che conduce fatalmente a paradossi ogniqualvolta si provi a sottoporla a definizione. Non a caso i filosofi odierni preferiscono eludere lo scoglio, e anche quelli del passato si sono spesso ritratti intimoriti, quando non sono addirittura naufragati.

Non così Piero Martinetti, che con La libertà ha consegnato quella che tutt’oggi si staglia come una delle opere capitali del pensiero filosofico del Novecento. Qui, dopo un sapiente itinerario attraverso i secoli, illustrando ed esaminando le diverse declinazioni del concetto di libertà, Martinetti dispiega tutta la potenza del suo pensiero, fortemente impregnato di Kant ma anche di Platone e Spinoza. E l’esito è magistrale: una «metafisica» della libertà («il problema della libertà umana non è un problema psicologico») capace di fondere in un imprescindibile binomio libertà e responsabilità.

Essere interamente liberi senza mai essere indifferenti: si può forse riassumere così il fulgido afflato morale di Martinetti, che dietro all’«indifferenza tra più alternative» non vede libertà, ma semplice indecisione. E la libertà, invece, chiama alla decisione. La libertà non è – come si tende a credere oggi – semplice assenza di vincoli o un mero tirare a sorte fra tante alternative: al contrario, decidiamo liberamente solo quando individuiamo con lucidità l’unica alternativa che conti, quella per noi giusta. Ma c’è di più. Distanziandosi dalla lectio più comune, Martinetti addita il vicolo cieco cui conduce l’idea di «libero arbitrio». Idea che vorrebbe difendere la libertà e invece ne dà una versione contraffatta, tanto da renderla inservibile e liquidarla, ma soprattutto la priva del suo carattere specifico, quello morale, profilando una libertà ignara di direzione. Non si può agire, infatti, in assenza di «ragioni», e sarà proprio questa la cifra dell’insegnamento di Martinetti: la libertà priva di contenuto non può essere che arbitrio, e cioè licenza, provocazione, salto nel buio.

La libertà è apparso per la prima volta nel 1928. Questa nuova edizione è corredata di apparati aggiornati e di un’introduzione di Sergio Givone.


« La vera libertà, piuttosto, è l’inclinazione spontanea e motivata verso qualcosa. Con quanta più forza inclino verso qualcosa, tanto più liberamente la sto scegliendo».


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